Archivio della categoria: Riflessioni

Riflessioni del Parroco, Padre Antonio Panzica TOR

La nostra comunità parrocchiale.

Iniziamo il nuovo anno con un gesto di fraternità e di condivisione. La famiglia parrocchiale, infatti, offre un pranzo ai poveri del nostro quartiere. I poveri che hanno accettato l’invito sono circa centoventi. Molti volontari già si sono messi a disposizione per i vari servizi. Ringrazio il Signore per tanta generosità. Veramente quando si tratta di aiutare il prossimo i cristiani della nostra comunità non se lo fanno dire due volte. Ciò è bellissimo e commuove.
Nella nostra comunità parrocchiale abbiamo tre perle preziosissime che dobbiamo custodire e far crescere: il catechismo, la caritas e l’oratorio francescano. Tre perle che rendono la nostra vita cristiana bella e accattivante. Con il catechismo annunciamo il Signore Gesù agli adolescenti, con la caritas lo accogliamo e lo serviamo nei bisognosi, con l’oratorio francescano condividiamo momenti di gioia e lo facciamo crescere nel cuore di tanti bambini del nostro territorio. Queste tre attività pastorali, affidate ai laici e da essi gestite, già sarebbero sufficienti per delineare la vitalità della comunità parrocchiale di San Corrado Confalonieri. Tuttavia sentiamo la necessità spirituale ed evangelica di andare oltre. Se il Signore ci aiuta, incrementeremo la pastorale familiare alla quale dobbiamo dare importanza perché tutti sappiamo quanto è preziosa la famiglia agli occhi del nostro Creatore e Padre. Nel nostro tempo, in cui tutto sembra remare contro, Papa Francesco ci esorta e ci spinge a dedicare l’attenzione pastorale verso la famiglia e verso tutte le coppie. Il Santo Padre ha scritto quella bellissima esortazione apostolica, Amoris Laetitia, nella quale, canta, loda e benedice Dio per questo dono molto prezioso ai suoi occhi e importante per ogni uomo. Ma nella nostra parrocchia sono ugualmente vive e operose altre realtà ecclesiali che rendono bella la comunità ecclesiale. Abbiamo l’Ordine Francescano Secolare, che ogni anno aggiunge alla fraternità nuovi fratelli e sorelle; ci sono i movimenti del Cursillo e del Rinnovamento nello Spirito Santo; la confraternita del Santissimo Crocifisso, la Fraternità delle sorelle di Santa Elisabetta, che accoglie donne sole desiderose di consacrarsi al Signore; c’è il gruppo di preghiera “Figli di Maria” i cui membri si dedicano alla preghiera per le necessità dei fratelli; in germoglio ci sono anche dei mini-gruppi di bambini sui quali bisogna puntare confidando sempre nell’aiuto del Signore che affligge, ma non abbandona.

Il Parroco

Natale: mistero d’amore.

Dicembre è il mese che ci introduce nell’inverno. Usiamo sciarpe, cappotti, maglioni di lana, berretti. C’è freddo. Nelle regioni nordiche la neve non lascia spazi nemmeno davanti alle porte delle abitazioni. C’è freddo. Anche da noi, al Sud, il freddo, pur non essendo quello nordico, lo avvertiamo e lo soffriamo nelle case e nelle strade. Il freddo… Sì, proprio mentre scrivo questi pensieri, il vento freddo che viene dall’Etna non soltanto muove i rami degli alberi, ma prepotentemente penetra fin dentro le mie vene.
Però dicembre è anche il mese del calore umano, dell’attesa, della vita che a Natale sboccia nel cuore di ogni uomo credente e non credente. Ogni uomo, che entra nella grotta del presepio, come un piccino, si riempie di speranza, di luce, di calore divino-umano come accadde ai pastori di Betlemme.
Dicembre, a motivo della grande festa natalizia, è il mese delle famiglie che si riuniscono, degli amici che si cercano, dei bambini che attendono i regali. Insomma, questo tempo è il tempo del Dio-Bambino che vuole nascere nell’intimo di ogni uomo.
Questo tempo di Natale, soprattutto per la famiglia parrocchiale, deve essere davvero l’esplosione della comunione fraterna, della reciprocità, dello stare insieme, della condivisione, dell’amore.
Tutto a causa di quel Bambino che la Vergine-Madre ha donato all’umanità e che la chiesa riconosce e proclama Signore della vita e della storia. Con lui non c’è più il freddo dell’inverno, ma il calore dello Spirito Santo che riempie i cuori di bontà e di pace.
Il fuoco che porta il Bambinello accende i cuori degli uomini, abbatte muri, costruisce ponti per una umanità nuova, quella che deve abitare la terra nuova e i cieli nuovi.
Gesù, piccolo grande Bambino di Betlemme, aiutaci ad accogliere il fuoco del tuo amore, aiutaci ad incendiare il mondo di gioia di luce e di pace.

Il Parroco

Una famiglia di famiglie.

Il 30 ottobre 2018, nei locali della nostra parrocchia mi sono riunito con il P. Sachitha e il Consiglio pastorale parrocchiale, per discutere insieme le proposte per l’anno pastorale 2018/19.
In un clima di serenità e di comune interesse per la edificazione del regno di Dio in mezzo a noi, sono state presentate le varie proposte che antecedentemente erano state preparate da un’apposita commissione.
Il programma per le attività del presente anno pastorale, a partire dallo slogan, “una famiglia di famiglie”, è tutto nel segno della comunione ecclesiale.
Ciò impegna i sacerdoti, i vari coordinatori delle realtà presenti in parrocchia e ogni singolo loro componente a camminare insieme verso un’unica meta che raggiungeremo quando in mezzo a noi, nei nostri occhi, nelle nostre mani, nei nostri piedi, ma soprattutto nella testa e nel cuore terremo vivo il Signore Gesù.
L’Eucaristia, della quale ci nutriamo in ogni celebrazione liturgica e che adoriamo come presenza viva del Signore, ci aiuti a conformarci nel corpo di Cristo come chiesa, membri eletti, guidati e pieni del suo Spirito.
Invito tutti a vivere in unità per essere in questo lembo di terra, che è la Mazzarrona, terreno fecondo di giustizia, di amore e di pace. Evitiamo i personalismi, i soggettivismi e i vari relativismi dei singoli gruppi.
I coordinatori si rendano utili nel guidare i fratelli e le sorelle verso l’unità dello Spirito. Non dimentichiamo quello che dice San Paolo nella lettera agli Efesini 4, 4-6: “Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti”.
Gesù, nell’ultima cena, prima di consegnarsi per il suo sacrificio, prega il Padre suo, “ut unum sint”, “affinché i suoi discepoli siano una cosa sola”.

Il Parroco

Una Famiglia di Famiglie – Programma pastorale della parrocchia San Corrado Confalonieri in Siracusa


14 ottobre 2018 – Inizio dell’anno pastorale.

 

Il transito di San Francesco.

3 ottobre 1226

Ecco di seguito il racconto dell’antico cronista di come avvenne il beato TRANSITO del Serafico Padre.
Dal palazzo del Vescovo di Assisi, dove allora dimorava, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola; voleva rendere a Dio lo Spirito della vita, là dove aveva ricevuto lo Spirito della grazia. A metà strada, all’ospedale di San Salvatore, cecuziente com’era, si fece voltare sulla barella con la faccia verso Assisi e sollevandosi un poco, benedisse la sua città.
Giunto alla Porziuncola si fece deporre sulla terra nuda, nascondendo con la mano sinistra la piaga sul costato e di lì spogliato dalle vesti di sacco, alzò come sempre il volto al cielo, tutto intento con lo Spirito a quella gloria, disse ai fratelli: “io ho fatto il mio dovere, Cristo vi insegni a fare il vostro“. Voleva essere conforme in tutto a Cristo Crocifisso che, povero e sofferente, era rimasto appeso nudo sulla croce. E verace imitatore di Cristo suo Dio in tutto amò fino alla fine tutti i fratelli e figli, che aveva amato fin dal principio. Fece adunare tutti i fratelli presenti nel luogo e li esortò con affetto di padre all’amore di Dio. Parlò a lungo della pazienza, dell’osservanza di Madonna povertà, raccomandando più di altra regola il Santo Vangelo. Tutti i fratelli gli stavano intorno: egli stese sopra di loro le mani intrecciando le braccia a forma di croce, un gesto che egli tanto amava, e li benedisse presenti e futuri, nella potenza e nel nome del Crocifisso. Si fece poi portare del pane, lo benedisse, lo spezzò ed a ciascuno ne diede un pezzo da mangiare. Volle anche qli portassero il libro dei Vangeli e chiese gli leggessero quel brano di Giovanni che inizia: “Prima della festa di Pasqua“. Lo fece in memoria di quell’ultima e santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli e per dimostrare ai fratelli la sua tenerezza d’amore. Passò in inni di lode i giorni successivi, Invitando i compagni prediletti a lodare con lui il Cristo. Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio e con certi versi poetici, già altra volta composti, le esortava al Divino Amore. E perfino la morte, a tutti terribile ed odiosa esortava alla lode. Le correva dietro incontro, Invitandola: “Ben venga mia sorella morte!” Diceva ai fratelli:” Quando mi vedrete sul punto di spirare. deponetemi sulla terra nuda come l’altro ieri e morto che sia, lasciatemi giacere così, per il tempo che ci vuole a percorrere comodamente un miglio di strada. E come gli fu possibile proruppe in quel salmo: “con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore“. Lo disse fino al versetto finale: “Strappa dal carcere la mia vita, perché io renda grazia al Tuo nome. I giusti mi fanno corona quando mi concederai la tua grazia“. Giunse infine la sua ora ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio. Le allodole, che sono amiche della luce ed han paura del buio della sera, pure essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto del luogo e roteando a lungo con insolito giubilo, resero testimonianza alla gloria del Santo che tante volte le aveva invitate a lodare Dio. Era il 3 Ottobre 1226, di Sabato.
A laude di Cristo. Amen.

Gesù è sempre presente nella sua Chiesa.

Gesù è presente nella nostra comunità parrocchiale in vari modi. Ciò lo rivela egli stesso nei Vangeli. Un argomento così importante e delicato non si può inventare. L’uomo, ricco della più alta intelligenza e dotato di una brillantissima fantasia, mai azzarderebbe a identificare Dio con il povero o a inventare la presenza di Dio in un pezzo di pane o nella chiesa fatta di uomini fragili e peccatori. Quello che noi cristiani crediamo sulla presenza di Gesù lo accogliamo soltanto per rivelazione dello stesso Signore. Quando egli parla bisogna cogliere ogni sua parola, così quando egli agisce bisogna cogliere il significato di ogni gesto. Noi, infatti, crediamo che Gesù è presente nella sua chiesa nei seguenti luoghi.

  • Quando la comunità si riunisce in preghiera e nella celebrazione liturgica. Così dice Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro(Mt 18,20).
  • Quando è proclamata la parola di Dio. Gesù dice: “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato”.
  • Gesù è presente nella persona dei suoi ministri. Quando si celebrano i sacramenti, il celebrante opera in persona Christi. Così dice Sant’Agostino: “Battezzi Pietro, è Cristo che battezza; battezzi Paolo, è Cristo che battezza; e battezzi anche Giuda, è sempre Cristo che battezza”.
  • Quando incontri un povero incontri Cristo. Così dice Gesù: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me(Mt 25,46).
  • Gesù in modo del tutto speciale è presente nel sacramento dell’Eucaristia. Così scrive Matteo: “Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio»(Mt 26,26 ss.).

Ho capito bene? Sul pane e sul vino non usa un altro verbo, ma semplicemente “il presente indicativo del verbo essere”, nel suo significato essenziale di esistere e non, come vorrebbe qualcuno, il verbo “significare” o “rappresentare”. Quindi quando dice “questo è il mio corpo” vuole dire esattamente “questo pane sono io”, “questo vino sono io” perché corpo e sangue si identificano con la sua stessa persona. Quindi quando faccio la santa comunione, io mi unisco a Gesù e lui mi assimila a se stesso. E quando mi fermo davanti all’Eucaristia, ho consapevolezza di trovarmi alla presenza reale di Gesù, nella pienezza sua divinità e nella sua umanità.

Io sono figlio di Dio.

Settembre 2018.

Mi piace riprendere la pubblicazione del bollettino parrocchiale “INSIEME per essere chiesa”, per esprimere tutta la gioia dell’essere cristiani in questo lembo di terra che è la Mazzarrona e specificatamente nella parrocchia di San Corrado Confalonieri. Con tale avverbio non voglio dire che tutti gli abitanti del quartiere sono santi (magari fosse così). Desidero semplicemente ringraziare il Signore, insieme a voi perché ci ha fatto dono di essere suoi figli nel suo Unigenito Figlio Gesù Cristo. E i figli in una famiglia, anche se ricevono tutti lo stesso affetto dai genitori, sappiamo bene che non sono tutti uguali e non tutti corrispondono alle loro attese. Essere figli di Dio è il dono più grande che egli fa agli uomini e alle donne. Ora c’è il credente che accoglie tale dono e lo conserva gelosamente per viverlo nella sua quotidianità e c’è il credente che non è interessato e non gli importa di viverlo secondo le attese del Padre celeste.

In questo mese di settembre 2018, mentre lentamente si ritorna dalla pausa estiva e si riprendono piano piano le varie attività anche della nostra comunità parrocchiale, io desidero invitarvi a voler, con l’aiuto della grazia divina, considerare e possibilmente pregare su questa altissima realtà: “Io sono figlio di Dio, noi siamo figli di Dio”. E poi chiedere al nostro Padre comune: “Che cosa devo fare?”

In comunione di preghiera

Il Parroco